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Cristina Peroglio, giornalista di TTG Italia
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Il profumo della mia terra

Questa storia ha odore di ginestre, di lavanda, di erbe e di mare. Perché non c’è niente di più evocativo di un profumo.

E non ci vuole certo questo blog per spiegarlo. Un tizio francese che scriveva sicuramente meglio di me, Marcel Proust, circa 100 anni fa su questo tema ha costruito la sua fortuna (e ne ha anche tirato fuori la bellezza di 7 libri).

In tempi più moderni, la capacità del cervello di ricordare 10mila odori e di associarli ad una sensazione o a un luogo è stata sfrutta abbondantemente: ad esempio, i parchi Disney diffondono nell’aria profumo di pop corn, per stimolare l’appetito. Ma non solo: Sheraton e Hilton, per dire di due pezzi da novanta del turismo, hanno collegato il loro nome ad un determinato profumo, e nel mondo dei trasporti ci ha pensato Singapore Airlines.

La potenza evocativa di un profumo è indiscussa: tutti sapete dire che odore ha il luogo che più amate.
È un veicolo di marketing così forte che lo stesso Fabio Lazzerini, consigliere di Enit, solo qualche giorno fa agli Stati Generali di Pietrarsa parlava dell’idea di costruire un logo olfattivo dell’Italia.

Ora, siccome l’Italia piccola non è seconda a nessuno in quanto a genio e creatività, qualcuno ci aveva già pensato.

Nelle Marche c’è un’associazione che si chiama Riviera del Conero: unisce 17 comuni situati su 30 chilometri di territorio e un cospicuo numero di strutture ricettive. Loro hanno già lanciato il loro brand olfattivo. Si chiama (ma pensa un po’) ‘Infinito’. “Il territorio che copriamo comprende anche Recanati” spiega il direttore marketing Massimo Paolucci.

Il profumo non poteva che chiamarsi come la lirica più famosa del ‘Giovane favoloso’, Giacomo Leopardi. E siccome l’eccellenza non viene mai da sola, l’azienda che è riuscita a realizzare questo ‘profumo del territorio’ è anch’essa marchigiana. “Si chiama DanHera, è di Porto Sant’Elpidio – dice Paolucci – ed è famosa nel mondo proprio per la creazione di brand olfattivi”.

“Il profumo della Riviera del Conero – spiega Paolucci – viene diffuso in tutti gli uffici di informazione turistica dell’area e in tutte le strutture aderenti all’associazione, così da creare una traccia persistente”. L’idea è quella di richiamare gli odori che i turisti possono respirare sul territorio, quindi il mare, le ginestre, ma anche le erbe delle colline.

I turisti si possono portare il profumo del Conero a casa: “Il diffusore dura circa otto mesi” spiega Paolucci.

Facendo qualche calcolo, è giusto il tempo che ci vuole per prenotare una nuova vacanza.

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