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Lady Globetrotter

Pamela McCourt Francescone, Giornalista giramondo
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La fontana che non sussurra più

I zampilli sono gli stessi che avevo visto per la prima volta qualche anno fa, ma al posto dei riflessi candidi della luna e della volta stellata ora i getti d’acqua si colorano di volgari gradazioni al neon.

Intendiamoci, non l’ho mai trovato bella la fontana Nam Phou che sorge in fondo alla Setthathirat, la strada principale del centro storico di Vientiane, la capitale del Laos. Decisamente sgraziato e senza orpelli il grande piatto che sembra un’antenna parabolica poggiata su bassi gradini.  Ma la Nam Phou sempre stata molto di più di una fontana. Era un punto di riferimento per gli abitanti di Vientiane e per i visitatori, un punto di ritrovo a tutte le ore.  “Vediamoci alla Nam Phou”?  

Un posto magico per la sua semplicità. Una cornice d’altri tempi quella piazzetta circolare, con basse case in legno. Un insieme armonioso, con un valore architettonico inestimabile, proprio perché senza artificio, levigato dagli anni e dalla storia.   

La Nam Phou sta sempre lì, all’angolo della Setthathirat. Ma quel desiderio di scimmiottare gli altri, e quella smania di progresso che cancella senza pietà il retaggio storico di un luogo, ha allungato il suo lungo braccio.

Ed ecco la fontana al centro del Parco della Fontana, una creazione infelice in cemento con ridondanti rivestimenti in marmo. La Nam Phou nascosta per sempre dietro un semicerchio di banali bancarelle che vendono panini e ristoranti fast food.

Si alzano sempre verso il cielo quei fiotti d’acqua che tanto mi avevano incantato. Ma non sanno più sussurrare delle leggende millenarie e delle bellezze del Laos, anticamente conosciuto come il Regno del Milione di Elefanti. Alla Nam Phou hanno tolto la poesia.

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