Ultimo aggiornamento alle 11:03

Lady Globetrotter

Pamela McCourt Francescone, Giornalista giramondo
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Un sorriso vale più di mille parole

Sono spariti.

E sento la loro mancanza, perché con loro è sparito un altro pezzo di quel fascino d'altri tempi di una città che amo molto.

Sto parlando  di Yangon, e dei vecchi taxi dell'ex-capitale del Myanmar, il paese più grande del Sud-est asiatico. Sgangherati e fatiscenti, i vecchi taxi sono spariti poco più di un paio di anni fa – da quando il paese si è lanciato sulla nuova via della democrazia – per essere rimpiazzati con fiammeggianti nuovi modelli coreani e giapponesi.

Al posto dell'aria condizionata c'erano le finestre, sempre rotte e abbassate in modo che nella stagione delle piogge l'acqua monsonica entrava trasversalmente, bagnando sedili e passeggeri.  E nella stagione secca il vento caldo spingeva dentro l'abitacolo un pulviscolo che copriva tutto e finiva persino dentro le borse.

Poi c'erano i pavimenti, quasi sempre con tappettini ridotti a brandelli. E spesso l'usura del tempo aveva persino mangiato il telaio e attraverso i buchi – a volta di dimensioni allarmanti -  vedevi scorrere sotto i piedi il selciato della strada.

Bravissimi meccanici i tassisti, che riparavano il motore col chewing-gum, e sul sedile tenevano il necessario per le riparazioni: vecchie tenaglie arrugginite, tappi di bottiglia, strisce ritagliate da copertoni, e l'inevitabile bottiglietta di plastica con dentro una piccola scorta di benzina. Una precauzione necessaria ai tempi in cui la benzina era non solo razionata, ma spesso introvabile.

Ricordo ancora quella volta che, per non cadere fuori, ero costretta a tenere stretto la maniglia dello sportello arrugginito. E il dispiacere sul volto del conducente quando, dopo un paio di chilometri a passo d'uomo, con il motore che scoppiettava e sfrigolava, emettendo sbuffi di vapore giallastro, la macchina si è fermata e lui mi ha fatto cenno di scendere.

E come, mentre si allontanava - spingendo a fatica il suo vecchio taxi - continuava a girarsi, facendo ciao con la mano e lanciandomi grandi sorrisi che mi hanno fatto dimenticare di essere stata abbandonata sul ciglio della strada.

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