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Se il profilo social vale l’assunzione: le regole da seguire

Non si può prescindere dai social, neanche nel mercato del lavoro. Per i recruiter il buon vecchio curriculum in formato europeo è cosa superata e la selezione di un profilo, soprattutto quando si fa riferimento a un quadro o a un top manager, è data dalla lettura combinata dei dati forniti sul cv e sui profili social. Lo ha spiegato bene a TTG Travel Experience Roberto Gentile, consulente di retail turistico e blogger per TTG Italia.

“Il curriculum è ormai controbilanciato dal profilo LinkedIn – ha sottolineato Gentile. Nella fase di scrematura guardiamo tutti i social”.

Social che devono fornire un’immagine e un racconto coerente del candidato, nonché una prova delle sue competenze e della sua serietà. Un concetto questo che deve ancora instillarsi negli usi della maggior parte dei candidati. Per questo motivo è bene seguire alcune indicazioni, fornite da Gentile, su come catturare le attenzioni degli head hunter e non incappare in spiacevoli inconvenienti che possano compromettere l’assunzione.

Coerenza
La prima regola da seguire è quella della coerenza. “Usare la stessa foto del cv sul profilo LinkedIn. Un profilo coerente facilita il lavoro dei recruiter, che ogni giorno devono visionare migliaia di candidati”.

Controllare tutti i social
Attenzione a tutti i profili, perché “quando selezioniamo i candidati guardiamo tutti i profili: LinkedIn, Facebook, Instagram, WhatsApp”. E una foto che ritrae un candidato in un atteggiamento non in linea con l’etica dell’azienda in cui ambisce a entrare potrebbe comprometterne l’assunzione.

Risposte rapide
Rispondere sempre e in tempi rapidi. “Ho fatto fuori due persone perché visualizzavano i messaggi su WhatsApp e non rispondevano – ha spiegato Gentile -. Ho mandato un invito a un colloquio di sabato per il lunedì successivo, il candidato ha visualizzato il messaggio e ha risposto il lunedì. Non l'ho più richiamato”.

Tutto ciò non significa che disattivare i profili possa essere la soluzione per non fare brutte figure con i recruiter. “Non si può non essere sui social. Se un candidato non possiede profili mi chiedo cosa ci sia da nascondere e passo a un altro profilo".

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