Non è il tipo che si sottrae al confronto, che nega l’evidenza o accampa scuse.
Ignacio Angulo Ranz, console aggiunto e direttore dell’Ufficio Spagnolo del Turismo di Milano, sa già quale sarà la prima domanda cui dovrà rispondere, e lo fa senza esitazioni.
La componente italiana quest’anno sta rallentando la sua marcia. Quali, secondo lei, le cause?
Penso che l’Italia stia subendo le conseguenze della crisi economica. Non a caso, dei nostri bacini principali sono diminuiti solo quelli più fragili: Italia, appunto, e Portogallo. Per il resto, i numeri sono tutti positivi.
È solo una questione di crisi economica, dunque?
Sì, perché la crisi ha varie sfaccettature. Oltre alle difficoltà economiche della clientela italiana, penso anche alla carenza di posti aerei, determinata a sua volta dalla necessità dei vettori di contenere i costi ridimensionando il network dei collegamenti. In questo modo si è venuto a creare un deficit di posti che non è stato compensato da altre compagnie.
Ma allora la Spagna rischia di perdere il suo primato di meta più gettonata dagli italiani?
Niente affatto, siamo sempre la principale destinazione di vacanza per voi e la Penisola, nonostante il rallentamento dei flussi, rimane il quarto mercato turistico per il nostro inbound.
Un risultato che dovete difendere a tutti i costi, dunque, lavorando sui vostri punti deboli. A proposito, quali sono?
Innanzitutto la stagionalità ancora troppo corta, in secondo luogo la concentrazione geografica. I dati sono chiari: il 49 per cento degli italiani visita la Spagna da giugno e settembre, e oltre il 90 per cento si concentra in sole sei regioni: Catalogna, Madrid, le Baleari, l’Andalusia, la regione di Valencia e le Canarie. Una tendenza che dobbiamo invertire.
Con quali mosse?
Promuovendo la cultura di tutte le nostre città, anche quelle medie, come i siti Unesco. Inoltre, per allungare la stagionalità, cosa c’è di meglio di un inverno balneare alle Canarie?
