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La Turchia alza la testa: "Il turismo è pronto a ripartire"

di Stefania Galvan

"Posso dire che gli incidenti si sono calmati, e ora siamo pronti a ripartire". Timur Bayinsdir, presidente Turob - l'associazione degli albergatori e investitori turistici turchi -, è ansioso di gettarsi alle spalle il lungo periodo di manifestazioni di dissenso nei riguardi del governo di Recep Tayyip Erdoğan.

"Se a livello internazionale passerà il messaggio che la situazione turca è in via di normalizzazione - aggiunge il presidente - credo che il settore turistico non subirà ripercussioni pesanti. Il comparto, nel nostro Paese, è solido e ha la capacità di superare crisi come questa".

L'eco degli avvenimenti ha avuto una ricaduta sulle prenotazioni alberghierie di Istanbul, ma non è giunto nelle città dell'Anatolia, il cui turismo non è stato intaccato. Le tensioni socio-politiche del Paese non hanno avuto ripercussioni nemmeno sul nuovo piano di sviluppo turistico della Turchia, che ha l'obiettivo di passare, tra il 2014 e i 2018, a un totale di 48,5 milioni di arrivi annui, cifra che rappresenterebbe un aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al periodo 2007-2012.

Di conseguenza l'obiettivo del governo è di portare le entrate derivanti dal turismo a 932 dollari a testa, pari a un incremento del 2,3 per cento rispetto al business attuale, in linea con gli obiettivi  del più recente piano di sviluppo economico.

I rappresentanti del turismo sono ottimisti: gli obiettivi, secondo loro, saranno facilmente raggiungibili, non appena si sarà spenta l'eco delle proteste antigovernative.

Tra i punti chiave del nuovo progetto di sviluppo l'incremento degli investimenti dedicati al turismo invernale, a quello crocieristicoe al segmento culturale.

Tra il 2007 e il 2012 il numero di turisti che ha visitato la Turchia è aumentato annualmente dell'8,2 per cento, garantendo alle casse statali entrate per 29,4 miliardi di dollari l'anno.

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