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Il risveglio di Luxor, parte il progetto ecomuseo

di Silvana Piana

Luxor è una macchina del tempo. Dentro ai grand hotel la dimensione contemporanea, la rassicurante atmosfera di stampo deluxe. Fuori, l’abbraccio misterioso di luoghi immortali, dove la storia scivola ancora inesorabile, tra verità e leggende, per non deludere il visitatore.

Nell’Egitto classico si va per sentirsi eredi di un patrimonio umano e culturale di incommensurabile valore, ma che reclama cure, che chiede di essere alimentato dalle attenzioni e dai ‘like’ dei turisti.

Varcare la soglia del Tempio di Luxor è un’emozione che vale un viaggio. È questo il messaggio che si tramanda di turista in turista. Ma Luxor, ora, vuole stupire con nuovi effetti speciali. Sale sulla macchina del tempo e fa marcia indietro: si ritorna alla Tebe originale dei faraoni, si riapre l’infinity view sul Viale dei Leoni, una chicca archeologica rimasta soffocata sotto il cemento. Parte il progetto Ecomuseo. E parte anche la speranza di riportare la città ai gloriosi tempi, neanche tanto remoti, in cui tutti i siti e gli alberghi dell’Egitto classico erano sempre sold out.

Gli interventi, che richiedono sforzi economici non indifferenti, hanno l’ambizione di riportare alla luce il volto egizio antico autentico della città. Si libera l’area tra i templi di Luxor e Karnak da vecchie case, moschee, chiese, quartieri abusivi, per ripristinare in toto il viale che collegava tra loro le due zone sacre. Riapre la Strada Kebbash. L’emozione è garantita.

Le risorse sono limitate e il motore della fabbrica del turismo non va a pieni giri, eppure il governo è convinto di farcela, e il governatore di Luxor, Ezzat Saad, non esita a scendere in campo in prima persona per chiedere agli italiani di tornare a frequentare i viali della storia.

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