Ultimo aggiornamento alle 10:18
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L'appello degli operatori tunisini: "Il turismo ha bisogno di stabilità"

di Stefania Galvan

L'inbound tunisino continua a perdere terreno. Secondo i dati governativi dal primo gennaio al 10 marzo il traffico turistico di tutte le nazionalità è diminuito di 1,6 punti percentuali rispetto al 2012 e di 17,4 punti rispetto al 2010. Le entrate turistiche sono scese del 9,1 per cento rispetto al 2012, e i pernottamenti del 2,4 per cento.

"Eravamo preparati a un brutto inverno - ammette Amar Habib, direttore generale dell'Ente nazionale tunisino per il turismo - e la situazione si è aggravata in seguito agli eventi dell'ambasciata degli Stati Uniti, nel settembre 2012, e più recentemente dopo l'assassinio del leader della sinistra Chokri Belaid".

Nonostante tutto, però, Habib non si scoraggia e guarda con fiducia ai prossimi mesi: "Rimango convito – dice – che la stagione debutterà all'insegna della progressione di alcuni mercati emissori". Se i visitatori europei, da gennaio all'inizio di marzo, sono diminuiti del 2 per cento sul 2012, la regressione non interessa tutti i bacini.

Mentre, infatti, la Francia segna il passo con un calo di 13 punti percentuali sul 2012, altre componenti sono di nuovo in aumento. È il caso della Russia, da cui si è registrato un incremento di arrivi pari al 59,5 per cento, ma anche di Slovacchia, Slovenia, Belgio, Paesi Bassi, Germania e Regno Unito.

Il trend, tuttavia, allarma gli operatori del settore, i quali hanno lanciato un appello per il salvataggio di un comparto che contribuisce al 7 per cento del Pil e impiega 400mila persone. "La stabilità politica e le condizioni di sicurezza – dicono – restano essenziali per rassicurare i turisti e salvare la stagione". Hanno perciò chiesto al governo di fissare un calendario per le elezioni e porre fine al più presto al periodo di transizione.

"Abbiamo bisogno di una data certa per le elezioni - aggiunge Mohamed Ali Toumi, presidente della Ftav (Federazione delle agenzie di viaggi tunisine) –. Gli operatori internazionali sono interessati alla situazione nel Paese e vogliono garanzie, prima di impegnarsi".

Habib concorda sulla difficoltà del momento ma, secondo lui, la situazione è recuperabile. "Siamo chiamati a lavorare di più sull'immagine della Tunisia – dice –. Abbiamo già lanciato un piano strutturale di dieci anni, ma ora la nostra priorità è di salvare l'anno 2013 e preparare il 2014".

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