Ultimo aggiornamento alle 15:58
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Iva nel turismo: la Spagna supera l'impatto del rialzo al 10 per cento

La Spagna supera la battaglia dell'Iva turistica.  

L'imposta, passata dall'8 al 10 per cento all'inizio del settembre scorso scatenando malumori e polemiche, non starebbe producendo effetti negativi sul comparto e consentirebbe comunque alla Spagna di mantenersi al di sotto della media europea, calcolata attorno al 10,5 per cento. L'aumento aveva interessato hotel, ristorazione, trasporti aerei e marittimi, specialmente con le Baleari.

È uno studio realizzato dalla società spagnola Servicios Turisticos Heinze Latzke e ripreso da nexotur.com a mettere in luce questi aspetti.

Ma lo studio fa di più. Inquadra la situazione europea nazione per nazione, facendo risaltare le differenze o le uguaglianze, proprio come nel caso dell'Italia, che ha lo stesso regime d'imposta della Spagna e che rientra nel blocco di destinazioni turistiche al 10 per cento di Iva, vale a dire Austria e  Croazia. Ancora troppo, forse, se si guarda ad altri competitor, ad altre realtà come il Lussemburgo dove l'aliquota è al 3 per cento, oppure il Belgio, i Paesi Bassi e il Portogallo, che vantano un'Iva al 6 per cento; distaccata di poco è la Grecia con il 6,5 per cento, mentre la Germania e la Francia si attestano al 7.
La forbice si allarga salendo invece verso la Danimarca, su cui pesa un'imposta del 25 per cento, il picco europeo. Subito sotto il Regno Unito, che, sempre secondo la mappa ricostruita dalla testata online spagnola, applica il 20 per cento, esattamente come la Repubblica Slovacca.

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