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Chi vince e chi perde
La nuova mappa
del Mediterraneo

di Stefania Galvan

Una mappa da ridisegnare completamente, quella del turismo nell’area mediterranea. Una mappa che ha subìto, e continua a subire, continui terremoti per l'economia di Paesi che, dell’industria dei viaggi, hanno fatto il fattore primario di sussistenza. A mettere le mani su questa mappa è David Scowsill, presidente e ceo del Wttc, che prova a ridefinirne i confini all’indomani della diffusione delle cifre relative al business turistico mondiale.

Numerosi i Paesi colpiti più o meno profondamente ma alcuni fra questi, secondo lui, hanno le carte in regola per ripartire prima di altri. È il caso della Turchia che, seppur sconvolta da attentati, tensioni politiche e crisi migratoria, potrà recuperare terreno più rapidamente di altri, come l’Egitto e la Tunisia.

I casi di Turchia, Egitto e Tunisia
“In primo luogo - osserva nel corso di un'intervista a The Financial Times - dopo l’allentamento della tensione con la Russia i turisti da questo Paese stanno tornando, e per la Turchia sono un bacino fondamentale, dal momento che lo scorso anno sono stati 5 milioni sui 40 milioni di visitatori internazionali”. In secondo luogo, spiega ancora, l’esperienza passata ha mostrato che gli atti di terrorismo ‘casuale’ tendono ad avere, sul lungo periodo, un impatto minore rispetto a quelli specificatamente destinati ai turisti, come è accaduto in Egitto e Tunisia.

“Gli alberghi e le spiagge di Antalya e Izmir sono ancora frequentate dai turisti - precisa - e ci aspettiamo che l’inbound possa tornare a livelli quasi normali dal prossimo anno”. Diverso il caso di Egitto e Tunisia che, secondo Scowsill, impiegheranno almeno altri due o tre anni per recuperare terreno”.

Per quanto riguarda l’Egitto, Paese in cui l’industria dei viaggi lo scorso anno ha rappresentato l’11,4 per cento del Pil e il 10,5 per cento degli impieghi totali, secondo i dati Unwto nel primo trimestre di quest’anno gli arrivi dall’estero sono diminuiti del 46,5 per cento rispetto al 2015. “Un calo - aggiunge Scowsill - cui contribuisce non poco il blocco dei voli su Sharm, in particolare per quanto riguarda i vettori britannici”.

I flussi si orientano sui Paesi più sicuri
La Tunisia, invece, nel primo trimestre ha subito un calo del 18,7 per cento di arrivi, che fa seguito a un meno 28,9 per cento registrato nel trimestre finale del 2015. Dati molto negativi per un Paese che dipende ancora di più dell’Egitto dall’industria dei viaggi. Secondo i dati Wttc, infatti, l’11,5 per cento dei posti di lavoro dipende dal comparto, che l’anno scorso ha rappresentato il 12,6 per cento del Pil tunisino.

Una geografia di questo tipo vede avvantaggiarsi i Paesi che i turisti reputano più sicuri. Fra questi Scowsill cita anche l’Italia, insieme a Portogallo, Spagna, Malta e Bulgaria: “In queste zone - sottolinea - nel 2016 l’incremento rispetto allo scorso anno potrebbe oscillare tra il 20 e il 35 per cento”.

Leggi anche: Egitto, Tunisia, turchia, Wttc
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