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Osservatorio buyer di TTG: nuova veste lusso per l'Italia

di Cristina Peroglio

È il lusso il nuovo asset sul quale può puntare l’Italia per emergere dalle difficoltà che la crisi economica globale e la contemporanea globalizzazione dell’offerta le stanno creando in queste ultime stagioni.

Secondo l’Osservatorio Buyer di TTG, presentato oggi a TTG Incontri, e realizzato anche quest’anno sondando i pareri di oltre 600 operatori della domanda, la tradizionale offerta sole e mare sta perdendo smalto, ma al suo posto emerge, con grande forza, una sempre maggiore richiesta di prodotti di lusso nel Belpaese, con un incremento del 30 per cento anno su anno.

La ricerca del prodotto lusso ha provocato, come primo dato, un ampliamento della stagionalità. I flussi turistici, infatti, si stanno  progressivamente allontanando dalle stagioni di punta, visto che il concetto di luxury si allarga alla tipicità e all’esclusività, due asset che ben si sposano con la destagionalizzazione dei prodotti.
Settembre è allora diventato il mese di punta per le vacanze degli stranieri, mentre maggio oltrepassa giugno nella graduatoria delle stagioni. Interessante notare come il mese di ottobre, che in Italia è tipicamente quello in cui emergono al meglio le tradizioni enogastronomiche, stia aumentando il suo appeal, con il 64 per cento delle richieste.

È vero infatti che il primo prodotto richiesto dagli operatori stranieri è proprio quello enogastronomico, che conquista il 68 per cento delle preferenze. La cultura si pone al secondo posto, staccata di 3 punti percentuali dalla prima posizione. Ma il concetto di lusso si affianca anche al benessere, e quindi il prodotto spa aumenta la sua presenza fra le richieste dei turisti internazionali. L’Italian style viene definitivamente incoronato grazie agli shopping tour, che stanno diventando una delle richieste fondamentali del tour operating internazionale.

Fra le regioni, la più venduta resta la Toscana, seguita da Veneto e Lazio, ma una buona crescita registrano Sicilia, Puglia, Piemonte e Emilia Romagna, mentre al contrario perdono terreno Sardegna e Calabria, che troppo dipendono dal prodotto mare.

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