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Settimane bianche a rischio. Gli albergatori: "Occorre allinearci alla durata dei Green pass stranieri"

Il turismo invernale attende con ansia le settimane bianche, che potrebbero contribuire a ridare un po’ di fiato alle strutture alberghiere e all’economia delle stazioni di montagna
“Gli sciatori stranieri, che da noi rappresentano il 60-70% della clientela di questo periodo, stanno sospendendo le prenotazioni commenta Marco Grigoletto, presidente degli impiantisti aderenti all’Anef - e non sappiamo se le confermeranno più avanti o le disdiranno definitivamente. Tutta colpa del Super Green pass. O meglio, tutta colpa della durata differente che il certificato verde ha nei vari Paesi europei”.

Come sottolinea il Corriere delle Alpi infatti, in Italia dall’1 febbraio la validità del certificato da vaccino o da guarigione varrà sei mesi. In Polonia un anno. “E i turisti polacchi hanno prenotato numerosi nei nostri alberghi. Pure  svedesi, cechi, slovacchi conferma Walter De Cassan,  titolare de La Baita di Andraz e presidente provinciale di Federalberghi e così pure danesi, olandesi, per non dire tedeschi, austriaci, francesi. Chi arriva da noi è vaccinato, ma può contare su un certificato che va dai nove ai 12 mesi. Nell’Italia dei sei mesi, molti, dunque, sono esclusi”.

Da non dimenticare inoltre che nel nostro Paese “in pista si scia solo col super Green pass fin da ragazzi – spiega Grigoletto -; in Polonia e in altri territori non c’è l’obbligo vaccinale per i minori ai fini di tutta una serie di attività, quindi tante famiglie rinunciano”.

Una conseguenza della difformità delle regole sul green pass potrebbe essere la chiusura degli hotel che contano sulla clientela straniera, con conseguenti difficoltà anche nel mantenere il personale se non interverrà la cassa integrazione.
Un dato su tutti: nel sistema Superski Dolomiti gli sciatori stranieri delle settimane bianche rappresentano il 65%, in talune skiarea addirittura il 70% delle presenze. Quindi sono irrinunciabili.

Per questo il deputato Roger De Menech ha indirizzato una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza, sottolineando come sia un grave limite non disporre di un Green pass condiviso fra tutti i Paesi dell’Ue. “Intanto però, sarebbe è necessario che l’Italia riconosca il certificato verde degli altri. Altrimenti ritornerà un lockdown di fatto nel settore turistico”.

Il provvedimento è urgente: “Le imprese venete hanno ancora poche settimane, poi inizieranno a licenziare se nessuno ci aiuta” è il grido di allarme di Federalberghi regionale riportato dal Corriere delle Alpi. “Come era stato previsto già prima di Natale, l’occupazione delle strutture alberghiere passa da un minimo del 10% ad un massimo del 40%. Il mercato internazionale è scomparso, e molte strutture hanno deciso che è più conveniente chiudere piuttosto che mantenere costi ormai insostenibili a fronte di nessun sostegno” aggiunge Massimiliano Schiavon, presidente degli albergatori veneti.
Le strutture sono vuote e “non ci sono le forme di sostegno che permetterebbero la sopravvivenza delle aziende e dei posti di lavoro. Il tema della Cig è scomparso dai programmi del Governo - dice  Schiavon - e l’aumento delle bollette dell’energia è una mostruosità”.

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