Ultimo aggiornamento alle 13:58
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Turismo alpino, il costo dell’emergenza: perdite tra il 40 e il 60%

C’è anche il turismo alpino a pagare le conseguenze dell’emergenza covid-19. L’esplosione dell’epidemia ha portato alla chiusura anticipata della stagione invernale e al blocco delle prenotazioni per l’estate nell’intero arco alpino, con pesanti ricadute sul fatturato.  

Solo secondo un’indagine dell’Associazione albergatori della Valle d’Aosta, riportata da lastampa.it, nei primi sei mesi del 2020 andranno perse 180mila prenotazioni, pari al 40% del fatturato.

Simile la situazione alle Dolomiti, dove si stima un calo del fatturato del 60%, per un totale di 140 milioni di euro.

In Friuli, PromoTurismoFVG stima una perdita del 70% dei turisti, tra i 500 e 700 mila arrivi nel primo semestre.

“Il blocco dei flussi turistici – ha spiegato al quotidiano la vice presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli - ha comportato rilevanti riduzioni di fatturato e le caratteristiche strutturali del mercato non consentiranno di recuperare tali perdite nel breve termine. I tempi di rientro alla normalità saranno lunghi, in particolare per la clientela internazionale, che costituisce la metà del nostro mercato”.

Per ripartire gli operatori della montagna chiedono sospensione dei pagamenti, bonus vacanza e ammortizzatori sociali.

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