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Social e capaci di proporre pacchetti turistici: così cambia il ruolo delle Dmo

Ottimizzare l’uso della tecnologia e dei contenuti generati dall’utente, facendo tesoro della ‘destination reputation’. Sono solo alcuni dei consigli che Josep Ejarque (nella foto), nella newsletter di dicembre di Four Tourism, suggerisce alle Dmo, in particolare quelle pubbliche, a tutela della loro stessa sopravvivenza.

Perchè se la destinazione turistica, sia essa un territorio ristretto o invece ampio come un’intera nazione, gode ancora di un certo appeal sull’utente/turista, più critico invece si è fatto il ruolo delle Destination Management Organization. Che devono saper cogliere le sfide imposte dalla tecnologia e le occasioni che essa porta con sé: dall’uso ottimizzato dei social al monitoraggio della reputazione della stessa destinazione. E che devono essere in grado di fare non solo promozione, accoglienza e informazione turistica, ma anche pianificazione e proporsi come soggetti attivi sul mercato con pacchetti predefiniti.

Uno dei fattori di criticità per le Dmo italiane, prosegue Ejarque nella sua analisi, è il ritardo che il mercato italiano sconta rispetto a grandi competitor europei, invece molto più all’avanguardia su questo fronte. Ma la chiave per reinventarsi c'è e si chiama cooperazione: con gli stakeholder del territorio, siano essi operatori pubblici o privati per promuovere e gestire al meglio la destinazione stessa.

Leggi anche: josep ejarque, Four Tourism
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