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Il paradigma Orlando per far crescere l'Italia turistica: una lezione dagli Usa

Cosa potrebbe imparare l’Italia turistica da Orlando, in Florida?

Apparentemente le due destinazioni sembrano avere poco in comune, ma secondo quello che ha evidenziato Alan Fyall, della University of Central Florida, nel corso di una lezione svoltasi allo Iulm di Milano lo scorso 30 giugno, in cui sono intervenuti anche Manuela De Carlo, direttore del Master in Tourism Management dello Iulm, Renzo Iorio, chief operating officer Accor Hospitality Italia, Grecia, Israele e Malta, e presidente Federturismo Confindustria e Armando Peres, presidente del Comitato Turismo OCSE,  non è così.

E anzi, le peculiarità della meta americana potrebbero essere un ottimo paradigma per lo sviluppo del Belpaese e di alcune sue destinazioni in particolare, come Venezia o Milano nel suo dopo-Expo.

Orlando è la capitale mondiale dei parchi tematici, vanta anche la seconda più grande università statunitense, oltre ad essere la quarta città negli USA dove gli americani si trasferiscono e la quindicesima città dove i giovani sono più felici di lavorare.

La metropoli è infrastrutturalmente accessibile, tecnologicamente connessa e fiscalmente privilegiata. Grazie a questi presupposti, riesce a far coesistere con profitto la propria natura di destination (meta di 62 milioni di visitatori nel 2014) e di place (luogo dove investire e attrarre talenti), secondo quanto evidenzia Fyall.

Questa coesistenza  è sostenuta da una forte collaborazione e condivisione di obiettivi in una strategia di destination branding (“Orlando makes me smile”) e di place branding ( “Orlando You don’t know the half of it”) che si rafforzano a vicenda.

Per Manuela De Carlo, il caso offre indicazioni interessanti per imparare un metodo di lavoro. Occorre mettere a fuoco i punti di forza dell’identità di Milano e di tante città italiane e da lì partire per scelte decise di posizionamento dell’Italia nel contesto internazionale, come luogo in cui investire e lavorare e come destinazione da visitare.

Secondo Renzo Iorio, la sfida è connessa all’importanza per una destinazione di non essere monoculturale, e anzi di lavorare su elementi di visita ripetitiva e soprattutto di investire sulle intelligenze, mettendo le persone al centro.

A parere di Armando Peres, lo sviluppo si lega a tutto ciò che una città è e sa continuamente diventare, come fa Londra o come molte città europee, fortissime nel settore MICE pur senza possedere le bellezze dell’Italia. Non si può soccombere al turismo patologico e agli stereotipi che uccidono città come Venezia. Se dunque il settore pubblico – e quello privato – vogliono cogliere la sfida dell’attrarre sia visitatori che investimenti, occorre fare progettazione a lungo termine.

Leggi anche: Italia, Orlando, renzo Iorio, Iulm
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