Ultimo aggiornamento alle 10:03
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I clienti italiani
tornano negli hotel
Qualcosa è cambiato

di Cristina Peroglio

Non sarà una ripresa, e i gruppi alberghieri ci tengono a non definirla tale, ma sicuramente qualcosa è  cambiato.

Dai dati del 2014 e dalle prime settimane del 2015 sembra chiaro ormai che l'emorragia di arrivi italiani negli hotel della Penisola, dopo 3 anni di calo vertiginoso, sia finalmente terminata.

Niente di eclatante, certo, ma un segnale c'è.

"Nell’alta stagione, sia estiva che invernale, questa inversione di tendenza si è in effetti fatta sentire - conferma anche Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Aica -. Se si consolida, allora potremo manifestare un maggiore ottimismo. Perché per far tornare alto il business del comparto alberghiero italiano è necessario che riparta soprattutto il balneare. E su quel segmento è la clientela italiana a farla da padrone".

Insomma, senza nascondere il peso che i turisti internazionali hanno, la spina dorsale vera del turismo italiano è ancora costituita dai flussi domestici, soprattutto su alcuni prodotti. E un ritorno è da salutare con soddisfazione, malgrado tutto.

"È troppo presto per poter parlare di ripresa consolidata dei flussi domestici - spiega Alessandro Pinna, marketing director Nh Italia -, anche se abbiamo riscontrato una stabilizzazione e piccoli segnali iniziali di ripresa della clientela italiana dopo gli ultimi 2-3 anni di trend costantemente negativi”. Con moderazione e giudizio, ma qualcosa si muove.

"È un ritorno accompagnato da un malgrado". La conferma arriva da Renzo Iorio, amministratore delegato di Accor Italia. "È vero, fin da Pasqua 2014 notiamo nei nostri hotel una stabilizzazione della clientela italiana, con lievi segni di crescita, nell’ordine di un +7-8 per cento - dice Iorio -. Malgrado ciò, non abbiamo notti in più: si registra infatti una continua riduzione della durata dei soggiorni".

E se c’è chi, come Alan Mantin, senior development director southern Europe & Nord Africa di Hilton Worldwide, sottolinea come nei 20 hotel italiani "la domanda turistica sia italiana che internazionale sia sempre forte", c’è chi, come Sara Digiesi, chief marketing officer di Best Western Italia, sostiene di non aver visto né la contrazione degli italiani, né la loro ripresa. "In realtà quello che abbiamo avvertito - dice - è una maggiore sensibilità al prezzo e una tendenza ai soggiorni più brevi".

Quest’ultimo dato si dimostra la nota dolente di tutto l’alberghiero italiano.

A cosa sia dovuta questa inversione di tendenza del traffico domestico è tema di dibattito.

"Mi sembra evidente che lo stimolo principale sia stato l’abbassamento dei prezzi degli alberghi - dice Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi -. È una politica che nel medio-lungo termine non ci porta da nessuna parte, ma d’altra parte non c’è nessuno che si occupa di stimolare i flussi italiani se non in maniera disomogenea o estemporanea".

Accanto ai prezzi, però, c'è chi sostiene che si sia attivata una spinta psicologica positiva. "Siamo sicuramente concorrenziali come prezzi agli altri mercati Ue, ma credo ci sia una maggiore propensione al consumo - dice Renzo Iorio di Accor - spinta sia dai famosi 80 euro di Renzi, sia forse dall’aver visto un progetto Paese un po’ più concreto".

Ora, la sfida è consolidare.

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