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Cresce il turismo 'muslim friendly', la guida per accogliere i mediorientali

di Claudiana Di Cesare

Un turista giovane, altospendente, che ama l'Italia, ma lamenta l'assenza di pacchetti e servizi dedicati. È il profilo del turista musulmano che emerge dai dati del progetto Italia Bayti, organizzato per informare sull'accoglienza al cliente mediorientale.

"Non siamo pronti - spiega Anna Maria Aisha Tiozzo, vicepresidente di Confassociazioni International -. In Spagna hanno criteri molto stretti che prevedono strutture dedicate per i turisti musulmani, qui in Italia è una mission impossible". Da 10 anni il turismo 'muslim friendly' cresce del 5 per cento annuo e, nel 2013, valeva 126 miliardi di dollari (il 12 per cento della spesa totale del turismo nel mondo). Le destinazioni più ambite sono Malesia, Turchia, Emirati, ma anche l'Italia, che però risulta meno competitiva rispetto a Francia, Germania, Spagna o Scandinavia. Per il 67 per cento dei viaggiatori islamici l'esigenza irrinunciabile è il cibo halal; inoltre, apprezzano luoghi adatti per le loro preghiere, personale e guide che parlino, se non arabo, almeno inglese.

"Lamentano la mancanza di una serie di servizi per loro essenziali - spiega Tiozzo - e un atteggiamento 'muslim friendly' su cui dobbiamo fare di più.
Per questo abbiamo istituito un programma di formazione e certificazione finalizzato al rating da parte di enti internazionali".

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