Ultimo aggiornamento alle 08:02
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Un’Italia a 3 stelle
Tutti i limiti
dell'offerta ricettiva

Offerta ricettiva “scarsa” e “inadeguata”, sia sul fronte strutturale che dei servizi, e con riesce a superare la categoria midscale.  L’Italia è un Paese a 3 stelle.  

È la fotografia scattata dal gruppo immobiliare Reag Advisory, che in uno studio, riportato su Il Sole 24 Ore, fa emergere tutti i limiti e le arretratezze dell’hotellerie italiana,  giudicata poco all’altezza di un Paese dall’elevato patrimonio artistico, e “distante da una domanda” sempre più orientata verso strutture ricettive up level e con alti standard qualitativi.

I limiti
Una radiografia che evidenzia in particolar modo una carenza di strutture di alta gamma: se si contano ben 33. 290 alberghi a tre stelle, circa il 46,1 per cento dell’offerta, sono solo 428, circa l’1,3 per cento, i 5 stelle, che registrano comunque, insieme ai 4 stelle, un incremento di camere del 7,8 per cento.  

Altro limite è poi quello delle dimensioni delle strutture, poco capienti. Un problema evidenziato anche dal presidente di Federalberghi Bernabò Bocca in una recente intervista. Non si superano le cento camere. Il 40,6 per cento degli hotel nostrani dispone di un numero compreso tra 25 e 99, e il 55 per cento di un numero inferiore alle 24 camere.

Lento il processo di adeguamento, che non fa che aumentare il gap con gli standard europei e con le esigenze dei target stranieri.  “Le aspettative della domanda e l'offerta – riporta il report - si mantengono distanti, la scarsità di prodotto di qualità e a reddito, oltre all'elevato impatto delle imposte sulla proprietà, scoraggiano gli investimenti nel comparto italiano
dell'hotellerie da parte degli operatori istituzionali”.

Unica nota positiva si ha sul fronte dell’occupazione, in ascesa nelle principali destinazione d’arte e di mare del Belpaese, per merito anche dell’incertezza e dell’instabilità che stanno interessando le principali metropoli europee. Fenomeno che non fa che confermare il potenziale di una Penisola che forse non ci crede ancora abbastanza.

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