Ultimo aggiornamento alle 15:27

Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia
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La differenza tra agenzie e web (spiegata a mio figlio)

Ho deciso di iniziare da lì, da quel muro trasparente che separa le agenzie fisiche dai viaggi online. Invisibile ai più, tranne a chi lavora nel settore.

La questione da risolvere, del resto, non era facile: spiegare a mio figlio che lavoro faccio. Ne ho avvertito la necessità, per una semplice questione di reciproca conoscenza.

Problema complesso, dal momento che talvolta mi risulta difficile spiegare il mondo del turismo anche ad amici con tanto di laurea. Figuriamoci a un giovane virgulto.

Insomma, non sapevo da che parte cominciare. Poi lo spunto mi è arrivato da questa immagine: una foto scattata da chissachi e rimbalzata su internet, arrivata sul mio computer tramite un tweet di ninjiamarketing.

Mi è sembrato un buon punto di partenza, alla sua portata.

Così mi sono seduto di fronte a lui e gli mostrato l'immagine sul tablet (lo so, è stato un colpo basso: il touch screen su di lui ha sempre un effetto dirompente). Poi mi sono ricordato che non conosce ancora l'inglese, così ho iniziato a spiegare.

"È un cartello esposto in un esercizio commerciale (poco importa di che tipo), tramite il quale il titolare avverte i clienti che in quel negozio si offrono tre tipi di servizi: buono, economico, veloce". Mio figlio mi seguiva, apparentemente attento (ma sospetto che fosse più interessato al tablet)

"Il problema - ho proseguito - è che non si possono avere tutti e tre assieme. Nossignore. Bisogna sceglierne solo due e rinunciare al terzo. Insomma, chi vuole essere servito bene e a basso costo dovrà rinunciare alla velocità. Chi invece ha fretta e vuole pagare poco, dovrà fare a meno della qualità. E chi vuole rapidità e alto livello... dovrà sborsare".

Mio figlio mi ha guardato con aria interrogativa (lo fa spesso, e questo dovrebbe farmi sorgere delle domande...). Gli occhi però erano ancora fissi su di me, e questo mi ha fatto pensare che attendesse ulteriori spiegazioni.

Allora ho riassunto: "Se vuoi passare intere serate a cercare l'offerta più conveniente e più adatta a te, puoi spendere ore e ore su internet. Ma ci metterai molto tempo. Se vuoi invece qualcuno che ti serva bene e in fretta, andrai in agenzia di viaggi e pagherai un professionista".

Edo (ovvero mio figlio. Scusate se prima non vi ho detto il suo nome. Ma con voi ci conosciamo da poco, non volevo subito entrare in confidenza) mi ha accennato un sorriso e niente di più. Ma avevo dimenticato uno dei tre casi, e ho avuto l'impressione che lui lo sapesse.

"Se vuoi fare a meno della qualità... troverai sempre qualcuno, fisico o online, che ti farà pagare poco e ti servirà in fretta".

Avevo finito. Mi aspettavo un cenno di risposta da parte di Edo. Invece non è arrivato.

Ho attribuito la colpa a mia moglie, che in quel momento è entrata nella stanza con un biscotto.

La mamma è sempre la mamma (e il biscotto è sempre il biscotto), così Edo è gattonato via per farsi prendere in braccio da lei.

Dimenticavo: mio figlio ha un anno, sta faticosamente cercando di conquistare la posizione eretta e le sue parole risultano a me perlopiù incomprensibili.

Ma quella volta si è fatto capire benissimo: sgranocchiando il biscotto in braccio alla mamma, mi ha detto con gli occhi: "Papà, con me hai fatto un grave errore di marketing...".

Sto ancora cercando di capire quale.

Leggi anche: agenzie di viaggi
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