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Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia
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Il 'sympathetic pricing', cosa serve al turismo e perché non lo capisco

'Prezzo simpatico', diciamoci la verità, non si può sentire. E allora, diciamola all'anglosassone, 'sympatethic pricing'. Perché detto così è cool, smart e decisamente fashion (invece, all'italiana, resta semplicemente fresco, intelligente e alla moda: ovvero, una noia totale).

Secondo gli esperti è il vero trend del 2015 in fatto di vendite. E, con tutta probabilità, avrà le sue applicazioni anche nel mondo del turismo e delle agenzie di viaggi. Anzi, le ha già avute.

Ma cos'è il sympatethic pricing? Per avvicinarmi all'idea, ho dovuto aspettare di avere un figlio e attendere che il medesimo iniziasse a deambulare autonomamente.

Chi ha bambini piccoli in casa lo sa: nel caso specifico, deambulare è sinonimo di sfracellarsi. Al di sotto dei due anni di età, i bimbi sembrano sostanzialmente degli aspiranti suicidi con crisi acute di autolesionismo. Il ritmo della giornata passa dalle 3 P (pappe, pisoli, passatempi) alle 3 C (cadute, capocciate, contusioni). Con conseguenti crisi di pianto.

Ebbene, ho scoperto in queste circostanze che il sottoscritto, ovvero il padre, non è abilitato a consolare. Almeno, credo che mio figlio Edoardo abbia stabilito così. Evidentemente dev'esserci un patentino o un'autorizzazione ministeriale per consolare. E io non ce l'ho.

L'unica a possederlo, in casa nostra, è mia moglie (e meno male, visto siamo in tre: dal momento che uno è il consolando e l'altro è inabile al consolamento, è meglio che il terzo sia attrezzato). Del resto Edo ha introdotto a casa nostra una rigida divisione dei compiti: io sono quello che sbuccia i mandarini e gli fa sentire la musica su youtube, mia moglie è quella che lo prende in braccio quando si fa male. E in questa implacabile divisione sociale dei ruoli, qualora soffra di qualche dolore, il giovane corre dalla madre, dovunque essa sia. Il sottoscritto può inventarsi quello che vuole: lui, in quel momento, cerca la mamma.

Sulle prime, ci rimanevo male. Poi ho scoperto che tutto questo era una delle tendenze dell'anno in fatto di marketing, e mi sono sentito molto 'up to date'.

Mi hanno detto, insomma, che è tutta questione di 'sympathetic pricing'. Ovvero, di un sistema di prezzo in grado di allievare il dolore, come spiega questa pagina di trendwatching.com. Come dire: se vuoi conquistare il cliente, devi essere in grado di consolarlo. Con il prezzo, ovviamente.

Detto così, il concetto per me restava ancora fumoso. Anche perché,come spiegato prima, non sono un gran consolatore. Così ho dovuto smanettare un po' per cercare qualche esempio concreto.

Uno a caso (neanche tanto recente, giusto per dire che il meccanismo esiste già da un po'): una celebre catena di ottica, tempo fa, aveva lanciato una promozione che prevedeva uno sconto in base alle diottrie mancanti al cliente. Insomma, meno ci vedevi, più il ribasso percentuale era consistente. Come dire: sei una talpa? Ti consoliamo noi, facendoti pagare di meno!

La cosa, probabilmente, funzionò, visto che la catena ripropose l'iniziativa più volte. E forse funzionò troppo, visto che rivide la scontistica al ribasso.

E nel turismo? Anche qui ci sono gli esempi. Ne cito uno, riportato dallo stesso trendwatching.com: un resort australiano aveva offerto il 20 per cento di riduzione sul prezzo ai clienti in caso di pioggia durante il soggiorno.

Del resto, quale settore potrebbe attivare questo meccanismo meglio di quello delle vacanze, 'consolatorio' per definizione (visto che in genere si parte per staccare da problemi e affanni del resto dell'anno)?

E allora, dicono gli esperti di marketing, consolate i vostri clienti con un prezzo tagliato su misura per loro.

Ma non chiedete a me come si fa. A consolare non sono proprio capace.

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