Ultimo aggiornamento alle 14:02

Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia
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Cos'è il content marketing (e cosa c’entra con le agenzie e la teoria del Big Bang)

Dovessi dire, su due piedi, cosa mi fa venire in mente il termine 'content marketing', risponderei: la sigla dei telefilm. O meglio, di un telefilm in particolare (non vi dico ancora quale, vecchie tecniche di suspence...)

Se vi sembra uno scherzo, tenete conto che per me, cresciuto negli anni '80, le sigle dei programmi sono un discorso serissimo. E non ho nessuna voglia di parlarne alla leggera.

Dall'improbabile sintassi di 'Vola con quanto fiato in gola' fino ai singhiozzi di Cristina d'Avena in 'O-o-o Occhi di gatto' (senza dimenticare 'Colpi di quà/colpi di là' e 'Holly si allena tirando i rigori'), le canzoni che precedevano le trasmissioni televisive sono state la vera colonna sonora della mia infanzia (poi, per fortuna, ho scoperto altro...).

Ma, come ormai accade spesso, il reale significato della sigla me l'ha spiegato mio figlio, dall'alto dei suoi 19 mesi di vita. Prendendo come pretesto l'ultima mania da cui siamo rimasti clamorosamente affetti mia moglie ed io: la serie tv “The Big Bang Theory”, alias “La teoria del Big Bang”.

Nel corso delle nostre bulimiche immersioni (costituite da corposi lotti di 7/8 puntate alla volta) all'interno del mondo di Sheldon, Leonard & company, abbiamo notato un curioso fenomeno.

A nostro figlio Edoardo non importava assolutamente nulla di quel telefilm che noi reputavamo imperdibile e meraviglioso.

A pensarci bene, dovevamo aspettarcelo. Venti minuti di battute da nerd perdono rapidamente il loro fascino su un virgulto che non sa neanche che tra qualche anno gli toccherà affacciarsi nel mondo della scuola dell'obbligo.

Però, nonostante tutto, c'era un elemento che lo affascinava: la coloratissima, brillante e movimentata sigla di apertura. Una vera e propria calamita. E per 'calamita' intendo qualcosa in grado di farlo schizzare da una stanza all'altra solo per godersi qualche secondo di allegra musichetta e immagini a raffica. La magia durava per qualche istante, durante il quale riusciva anche ad interessarsi a quei dialoghi distanti anni luce dal suo mondo.

Credo che sia questo, in sostanza, il content marketing. Stando alla definizione riportata in questo articolo di Forbes, la tecnica consiste nella creazione e distribuzione di "contenuti rilevanti, consistenti e di valore" per "attrarre e acquisire una ben definita audience" e trasformarla in clientela.

La medesima funzione della sigla, insomma: attrarre spettatori e incatenarli alla serie televisiva di cui sopra. Il concetto (ormai ricorrente, per i lettori abituali di questo blog) è ancora una volta quello di conquistare clienti senza apparentemente cercare di vendere nulla.

Molte aziende, sui social network, utilizzano le frasi ad effetto o le citazioni (nel caso in cui fossero inventate di sana pianta, si mette la firma 'anonimo' e il gioco è fatto...). Qualche immagine con dichiarazioni celebri relative a un viaggio, ad esempio, potrebbero tornare utili a chi vende vacanze.

L'elenco potrebbe continuare all'infinito: filmati linkati da altri siti sulla vostra pagina facebook, notizie riguardanti il mondo dei viaggi, fotogallery strabilianti... e tutto quanto la vostra fantasia (e la vostra conoscenza della clientela) è in grado di immaginare.

E se qualcuno pensa che tutto questo non abbia nulla a che fare con la vendita di vacanze, chieda spiegazioni a Cristina d'Avena. Lei era una specialista nel conquistare clienti per i cartoni animati... senza occuparsi di cartoni animati.

PS: dimenticavo... "è l'Uomo Tigre che lotta contro il male", "Con gli occhi può incendiare un'astronave che va", "Jeeg va, cuore e acciaio", "È Memole il nome mio" e, solo per i più coraggiosi, "Notte bianca di spavento, notte nera di terrore". Basta, mi fermo qui. Anzi, no: "Parimpampum spesso lo sai parimpampum combino guai".

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