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Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia
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Si vendono più viaggi con i tacchi alti o con le All Stars?

La domanda è semplice: quanto le vostre calzature influiscono sulla vendita?

Metto subito le mani avanti. Non lo so. O meglio, come dicono gli esperti quando non sanno la risposta: dipende.

In realtà, credo che la questione posta in termini di "tacchi contro All Stars" sia quasi irrilevante. Anche perché taglierebbe fuori una buona fetta di agenti di viaggi maschi i quali, non me ne vogliano, con i tacchi alti non farebbero un figurone.

Ma la riflessione che voglio proporvi stavolta parte proprio da questo binomio: scarpe eleganti contro calzature causal. E, a quello che mi hanno raccontato, fa la differenza. Non solo sul piano dei feromoni, beninteso.

Ambasciator non porta pena, riporterò unicamente quanto mi è stato detto.

L'aneddoto mi è stato raccontato da una cara amica che abbiamo ospitato a cena qualche sera fa. La persona in questione è stata assunta, da una manciata di mesi, in una di quelle aziende normalmente indicate come 'eccellenze italiane' e sta per affrontare un cruciale avanzamento di carriera. Per prepararla, l'azienda le ha affiancato una sorta di trainer. Che, tra i vari argomenti, ha toccato proprio quello del vestiario. E delle scarpe in particolare.

"Mi ha detto - è stato il racconto che mia moglie ed io abbiamo sentito l'altra sera -: che idea comunichi agli altri andando in ufficio con le All Stars?"

Ok, voi non conoscete il soggetto in questione. Non è una che si veste a caso. Se si mette le All Stars, è perché vuole mettersi le All Stars. Perché magari le ha cercate per 10 negozi diversi finché non ha trovato esattamente quelle che voleva. Perché dovevano essere fatte così e cosà e non cosà e così.

Insomma, andarle a dire che deve cambiare le scarpe è come dire ad Alex Britti che la chitarra che ha suonato finora, tutto sommato, non è proprio quella adatta a lui e che un altro modello andrebbe sicuramente meglio.

Dunque, la sua prima reazione è stata di rigetto. "Ecco, gli ho detto: voi volete cambiarmi, io sono fatta così", eccetera eccetera (Ndr per gli ometti: se volete un consiglio da amico, piuttosto che parlare con una donna delle scarpe che indossa, fingete un malore; eviterete molti guai).

Poi, però, provare per provare ha provato. È andata in ufficio con i tacchi (e tutto il resto del vestiario adeguato, ovviamente; non so perché, ma penso che altrimenti il risultato non sarebbe stato lo stesso). "E sapete cos'è successo - ci raccontava -? Sapete? Tutti mi davano più retta di prima!!!". E così.... "E così - ha concluso - sono due settimane che vado in ufficio in tiro e con i tacchi".

Ecco dove volevo arrivare. L'abito non fa il monaco, certo. Ma fa sì che tutti siano disposti a credere che tu sia un monaco. Un tizio con il saio che parla come uno scaricatore di porto non sarà credibile. Ma anche un monaco vestito come Alan Sorrenti farà fatica ad essere individuato come quello che è in realtà...

Ora, non voglio certo entrare nel merito di come gli agenti vanno vestiti. Il punto non è questo.

Il punto è il vestiario dell'agenzia. Che idea dà all'avventore il punto vendita? Per una volta, parlo da cliente (non me ne vogliate, mi tocca; io ne avrei fatto volentieri a meno, ma il discorso lo richiede): al di là della pulizia, ci sono una quantità enorme di fattori che influenzano l'idea che mi costruisco del professionista che ho davanti. Parlo di arredi, suppellettili, ammenicoli vari.

La ricetta, credo, non è uguale per tutti. C'è chi vuole vendere viaggi avventura, e in questo caso non stonerebbero due piccozze appoggiate in un angolo (pur se posizionati in maniera strategica, si intende). C'è chi punta sulla tecnologia, e allora il negozio dovrebbe 'ispirare' il cliente in questo senso.

I casi potrebbero essere migliaia.

Uno per ogni agenzia.

Perché ognuno ha la sua identità e il suo modo di vendere. Tutti assolutamente validi. Solo, bisogna decidere se sono meglio i tacchi o All Stars. O le pantofole. O le infradito. O i ramponi da ghiaccio. O...

L'elenco, per fortuna, potrebbe non finire mai. A ciascuno il suo paio di calzature.

AVVERTIMENTO: NESSUNA SCARPA È STATA MALTRATTATA NELLA REALIZZAZIONE DI QUESTO BLOG

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