Per molti è il primo approccio con la vacanza e, spesso, dà adito a prematuri giudizi su una città o su un Paese. Ma che si scenda da un treno, da un aereo o da una nave, salvo l'arrivo di prodighi parenti, guide improvvisate o torpedoni della speranza, il taxi è in qualche modo il primo vero biglietto da visita di una località.

Tassisti onesti, truffaldini, chiacchieroni, ambigui, curiosi o discreti che siano, forniscono il metro di misura di quello che sarà l'accoglienza degli autoctoni.

Il taxi può diventare anche un vessillo, un simbolo capace di accendere immediatamente l'immaginario dei turisti. Basti pensare ai classici taxi londinesi, always the same, alla faccia del progresso, tanto conosciuti da sbarcare a Milano, insieme a Rimmel London e Kate Moss, così, come pacchetto 'tutto compreso' del British Style, per una sorta di make up tour nei luoghi più fashion della città.

Ma una nota di merito va anche data a Torino dove, in barba al secolare understatement, è partito il progetto della visita della città in taxi, battezzato in un momento di grande creatività, ToURINg by taxi. (Anche se a onor del vero, Firenze è stata l'apripista del progetto.)

By the way, la seconda (o terza, o quinta, o decima..) giovinezza della metropoli subalpina passa dal turismo, ormai è cosa nota, e per ammirare, in breve tempo, il patrimonio architettonico della città, cosa è meglio di una rapida corsa in taxi?
Settanta minuti, quaranta euro e l'assaggio del capoluogo sabaudo è servito.

Bel progetto e una marcia in più per il turismo cittadino. Peccato solo che il tassista si limiterà a 'guidare', nel senso automobilistico del termine, al resto penserà un disco registrato.
Sarebbe stato troppo ritrovarsi un Roberto Benigni o una Winona Ryder, stile 'Taxisti di notte' a raccontare la città.

Ma i progetti per promuovere il turismo, non li scrive ancora Jim Jarmusch. (E di certo, non in Italia).

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