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Art&Tourism debutta sulla scena. Ora la parola al mercato

Ora la parola passa al mercato. Cultura e turismo cercano un punto di incontro per aprire nuove porte al settore in un evento, organizzato da TTG Italia, che coinvolgerà la città di Firenze e in particolare Fortezza da Basso, dal 18 al 20 maggio. Una prima giornata dedicata esclusivamente al pubblico trade, poi dal sabato alle 12 apertura al pubblico. Paolo Verri, project manager dell’evento, racconta qual è stato il percorso che ha portato alla realizzazione di questo debutto.

Qual è il primo bilancio dell’avventura Art&Tourism alla vigilia della prima edizione?
Come tutto quello che accade in questi anni, anche Art&Tourism è stata un’avventura stile ottovolante. Esaltante all’inizio, con molti dubbi e metà strada, e un’accelerazione incredibile nel finale. L’idea che mi sono fatto è che di Art&Tourism ce ne sia davvero bisogno, e che non si sarebbe potuto dimostrarlo se non mettendo sotto il naso di tutti una prova, un bel numero zero. Sono più di mille gli appuntamenti fissati tra espositori e buyer, oltre 60 gli incontri pubblici, l’offerta formativa è andata subito esaurita, la comunicazione è stata apprezzata e siamo davvero molto presenti a Firenze e in Toscana. Un bel punto di partenza, insomma.

Art&Tourism è una sfida al mercato in termini di contenuti e di format. Che riscontri avete avuto?
Direi che dall’estero hanno apprezzato l’idea, ma avevano bisogno di più tempo e di una prima edizione sulla quale misurare il potenziale investimento. In Italia esattamente al contrario: come al solito la reazione è arrivata all’ultimo, quando i giochi organizzativi erano già fatti. Ai media la proposta piace e la capiscono meglio degli espositori. Io credo nell’idea di lavorare per metà fiera con il pubblico professionale e metà con il grande pubblico come ‘test di prodotto’. Vedremo alla fine se avremo avuto ragione.

La risposta degli enti locali e del territorio è stata eccellente. In cosa è stata fondamentale?
È stata fondamentale per creare un buon programma e per non arrivare come degli Ufo in fiera. Nessuna fiera, nessun evento può essere deportato impunemente da un luogo all’altro, calato in un contesto senza essere spiegato e condiviso. Vederci con le guide locali, con i musei, con il mondo camerale è stato un grande vantaggio. Ovviamente il ruolo della regione Toscana è stato fortissimo, sono davvero una grande portaeerei con un sacco di munizioni a disposizione. E il prossimo anno, ne sono certo, anche con il Comune si continuerà a collaborare, ancora più in positivo.

Qual è stata la soddisfazione più grande avuta nella preparazione e quale la delusione maggiore?
L’adesione immediata al progetto di due giornalisti coraggiosi come Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, ma anche le risposte interessate dei grandi musei, come il Metropolitan di New York. La delusione un po’ dal mondo dei musei industriali, che in Italia contano e conteranno sempre di più, con i quali abbiamo cominciato a parlare a settembre per poi non riuscire a chiudere niente. Peccato, il tema è una bella sfida, ci torneremo su, ne sono sicuro.

Che messaggio può dare Art&Tourism al mercato del turismo nel senso più classico?
Che solo essendo ben preparati si continueranno a fare margini. Chi non sa non ha.

Non sono mancati gli ostacoli, considerando anche il periodo che stiamo vivendo. Guardando indietro ci sono cose che non rifareste? Avete già fatto programmi per il 2013?
Tutto Art&Tourism guarda al 2013. A un certo punto, quando la crisi sia politica, sia economica sembrava essere troppo dura, ci siamo confrontati con Paolo Audino, a.d. di TTG Italia, per capire se andare avanti. la risposta è sì, e lavoreremo per il 2013 (con uno spostamento ad aprile, anche sulla base delle proposte degli albergatori) già nel corso della fiera stessa.

Ma un buon rapporto tra cultura e turismo può veramente fare la differenza?
Assolutamente sì. Faccio solo un esempio: quanti operatori hanno venduto la comunicazione pazzesca costruita intorno al centenario del Titanic? Credo nessuno, o pochissimi. E dire che Belfast ha lanciato un magnifico museo. Serviva un prodotto costruito mesi prima, e non c’è stato. Frutto dell’ignoranza, dell’abitudine a promuovere e vendere sempre le stesse destinazioni, a non sfruttare al meglio le occasioni che cultura, storia, arte mettono tutti i giorni a disposizione. E allora ciascuno si organizza e fa da sè.

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