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Le 10 parole più utilizzate su LinkedIn, ecco perché eliminarle

Quello di verificare quali sono le parole più utilizzate dagli utenti per descrivere le proprie competenze professionali è un esercizio che LinkedIn fa ormai da 4 anni.

L’operazione serve da una parte per monitorare come cambia la percezione delle competenze che gli iscritti considerano positive e attrattive per i potenziali datori di lavoro, dall’altra per mettere in guardia quegli stessi iscritti dall’utilizzo di parole trite e ritrite che, divenute ormai cliché, rischiano di banalizzare il profilo rendendolo uguale a milioni di altri.

L’ultimo monitoraggio, secondo quanto scritto da Event Report, è stato effettuato da LinkedIn a fine 2012, quando il network aveva 187 milioni di utenti, mentre ora, a fine 2013, il social professionale vanta 259 milioni di iscritti: l’indagine è stata compiuta sui profili pubblicati in inglese dagli utenti di 14 paesi (Australia, Brasile, Canada, Regno Unito, Hong Kong, India, Giappone, Olanda, Nuova Zelanda, Singapore, Arabia Saudita, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti) per ricavare le 10 parole più ricorrenti.

La parola più usata (è il caso di dire abusata) nel 2013 è “responsabile”, utilizzata più del doppio delle volte rispetto a tutte le altre parole presenti nella lista delle prime 10, cioè “strategico”, “creativo”, “efficace”, “paziente”, “esperto”, “organizzativo”, “intraprendente”, “innovativo” e “analitico”. L’analisi ha rivelato che anche a livello di singoli paesi, nella maggior parte di quelli monitorati le tre parole più ricorrenti sono, nell’ordine, “‘responsabile”, “strategico” ed “efficace”.

Rispetto alla top 10 dello scorso anno, alcune parole sono cambiate, perché la scelta degli aggettivi con cui qualificare le proprie competenze cambia sia in base alle mode del momento sia al valore che si attribuisce a certe qualità in rapporto alla situazione di mercato percepita: per esempio, sono uscite dalla classifica “sperimentale”, “motivato”, “multinazionale” e “specializzato” per lasciare il posto alle new entry “strategico”, “paziente”, “esperto”, “organizzativo”, “intraprendente” e “innovativo”, quasi a segnalare che il mercato del lavoro richieda più solidità, approfondimento, visione a lungo termine.

Oltre ai 10 aggettivi più gettonati, LinkedIn ha rilevato che in ognuno dei paesi analizzati i profili contengono specifici aggettivi ricorrenti che “caratterizzano”, a livello generale, ciò che in quel paese si ritiene importante. La parola “sostenibile”, per esempio, è nella top 10 solo olandese, mentre “entusiasta” è solo in quella britannica. “Appassionato” è fra gli aggettivi più utilizzati in Australia e Nuova Zelanda e “paziente” è una delle più gettonate solo negli Stati Uniti.

Gli aggettivi più utilizzati, avverte però LinkedIn, rischiano di essere anche quelli più banali e vuoti di significato, anche se suonano bene. A ben vedere, i 10 che compongono la classifica sono piuttosto generici e nessun datore di lavoro assumerebbe mai qualcuno che è irresponsabile. Una buona tecnica per valutare quali sono gli aggettivi con cui descrivere il sé professionale è proprio quella di considerare gli aggettivi contrari: se non ci si descriverebbe come “inefficienti”, “impazienti”, “disorganizzati”, è meglio evitare anche la forma positiva di questi aggettivi perché ridondante e scontata.

Infine, LinkedIn consiglia di proporre esempi concreti invece di aggettivi: come e in che cosa ci si è dimostrati responsabili, quali miglioramenti derivano dal proprio essere efficenti, in che cosa si è stati innovativi. Perché è solo dai risultati che, in fin dei conti, si possono evincere gli aggettivi.

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