Ultimo aggiornamento alle 19:46
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Il libro 'Gente di viaggi'
Sfilata dei protagonisti

di Francesco Zucco

La 'Gente di viaggi' in prima fila. La presentazione del libro di Remo Vangelista, direttore responsabile TTG Italia, che raccoglie venti ritratti di manager e imprenditori del turismo italiano, è stata una vera e propria passerella di personalità del settore.

Molti i personaggi seduti in platea, da Carlo e Stefano Pompili a Mauro Piccini, fino a Luca Battifora, Ezio Birondi, Cinzia Renzi, Antonella Ferrari. A molti di loro è stato dedicato un capitolo del libro, altri sono arrivati cogliendo l’occasione della presentazione in fiera per ritrovarsi con colleghi e competitor.

A condurre l’evento, la garbata guida di Roberto Gentile, esperto di retail turistico. Sul palco, l’autore insieme a Paolo Audino, amministratore delegato di TTG Italia. Il quale ha affermato: "Questo volume potrebbe essere un punto di partenza, più che un punto di arrivo". L'a.d. individua come tema portante dell’operazione "l'umanizzazzione delle persone che hanno fatto, fanno e faranno la storia del turismo".

Al centro del dibattito, come era facile supporre, la scelta della rosa dei 20: una selezione che Remo Vangelista ha affermato di aver effettuato “senza pressioni da parte dell’azienda o dell’azionista di maggioranza”. Aggiungendo: “E per questo ringrazio entrambi”. Alla domanda di Gentile su eventuali ripensamenti dell’ultima ora, Vangelista taglia corto: "Dopo aver consegnato il libro ho spento il computer, sono andato a comprare un nuovo paio di scarpe da corsa e ho guardato 'Kung Fu Panda' con mio figlio". Incalzato, ha aggiunto: "Molto bello, ‘Kung Fu Panda’. Lo consiglio a tutti".

E poi, la corsa. Un elemento ricorrente nel libro, cui viene dedicato un ringraziamento particolare. "Con Nardo Filippetti abbiamo legato proprio quando abbiamo iniziato a parlare di corsa", ricorda Vangelista. E Filippetti, seduto nelle retrovie, fa un cenno di assenso.

Parlando degli assenti, Gentile ha domandato a Vangelista se "dell'antipatico O'Leary ci fosse qualcosa che non ha potuto scrivere". Semplicissima e inequivocabile la risposta: "Che è antipatico".

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