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Congressi e convegni fermi per decreto: la crisi del settore e l’allarme dei player

Il mondo dei congressi è in totale subbuglio: l’ultimo Dpcm, quello firmato domenica scorsa dal premier Giuseppe Conte, ha lasciato libere le fiere internazionali ma ha invece deciso di mettere uno stop a congressi e eventi, trattati alla stregua delle sagre di Paese.

Non poco lo sconcerto che i player del settore hanno mostrato per questa decisione, arrivata, come dice Carlotta Ferrari, direttrice del Firenze Convention Bureau, “come una doccia fredda. È assolutamente inaspettato, rispetto anche a quanto avevamo precedentemente discusso con il Mibact. È indispensabile che il Governo si sieda con i rappresentanti di questa industria che da tempo mandano appelli accorati e che vengano trovate nel frattempo soluzioni immediate per la tutela dei lavoratori”.

Ancora più severo Convention Bureau Italia, che definisce il provvedimento “miope, che non trova il supporto di evidenze o dati che dimostrino che gli eventi che stavano pian piano tornando a essere organizzati in sicurezza, abbiano generato focolai di contagio”.

Le associazioni
Sono serviti invece due giorni alle principali associazioni di categoria per prendere carta e penna e tracciare una nota comune, in cui si chiede al Governo di ritornare sui propri passi. Sottoscritta da Admei, Aica, Alleanza Cooperative Italiane, Associazione Internazionale Interpreti di Conferenza in Italia, Associazione Nazionale Banqueting e Catering; Assoturismo, Astoi, Club degli Eventi e della Live Communication, Confturismo, Convention Bureau Italia, Federalberghi, Federcongressi&eventi, Federturismo, Fiavet, Icca Italian Committe, Mpi Italia Chapter e Site Italy Chapter, la nota evidenzia come il Dpcm metta in profonda crisi il settore dei congressi e degli eventi.  

“Con la decisione di sospendere i congressi rischia la chiusura un settore che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro/anno (l’Italia rappresenta la sesta nazione al mondo per impatto economico generato dal settore degli eventi e dei congressi) e che impiega 569mila addetti” sottolineano le associazioni, che chiedono di rivedere la decisione presa.  

Federalberghi, intanto, cerca di salvare il salvabile almeno per il comparto alberghiero, che in bassa stagione è sostenuto dal sistema congressuale: “Il Dpcm – dice l’associazione degli albergatori - vieta purtroppo congressi e convegni, ma fa salva la possibilità di svolgere le riunioni private, senza peraltro fornire criteri per distinguere tra l’una e l’altra fattispecie. In attesa di un pronto rientro alla operatività per tutti gli eventi della meeting industry, abbiamo chiesto al Governo che venga confermata con urgenza la possibilità di svolgere riunioni (incontri commerciali, corsi di formazione etc.) all’interno delle strutture turistico ricettive”.

Un sistema complesso
Quello che si sottolinea in tutte le reazioni arrivate dal mondo Mice al Dpcm del 18 ottobre è l’aver agito senza tenere conto della complessità del sistema: bloccare i congressi, infatti, non solo coinvolge un indotto molto ampio, ma farlo senza ‘data di scadenza’ rende drammatica la situazione.

Convegni e congressi, infatti, vengono organizzati ad anni di distanza e al momento non è possibile per nessuno fare previsioni sulla durata dello stop e di conseguenza molte delle trattive già in corso, se non addirittura già firmate, rischiano di essere completamente vanificate.

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