Il riaffacciarsi di Dario Franceschini al Mibac, che con lui tornerà ad avere la ‘T’ finale, apre la strada ad una serie di scenari possibili, ma soprattutto rappresenta per il mondo del turismo una nuova sfida, quella di verificare con il nuovo governo quali provvedimenti intenda intraprendere fra quelli trascurati dal precedente esecutivo e quali, altrettanto, intenda conservare, magari solo aggiornandoli.
Non sono ancora iniziate le richieste: probabilmente anche il pianeta delle imprese di viaggi è in attesa di sapere qualcosa in più sui progetti del titolare del Ministero, con un dettaglio che vada oltre le tre stringate righe consegnate nei giorni scorsi sulla bozza di programma.
Ma una lista di cose da fare si può tentare.
I compiti per il ministro
Fra le richieste del comparto, prima fra tutte quella del rifinanziamento del tax credit, il provvedimento lanciato proprio da Franceschini con il decreto Art Bonus: saltato per il 2019, ci si attende che i fondi per il credito d’imposta sulle ristrutturazioni alberghiere vengano confermati per la finanziaria 2020.
Il secondo punto all’ordine del giorno, o il primo, a seconda dei punti di vista, è il lavoro contro gli abusivi: previsto nel Def 2019, parzialmente portato aventi con la nascita del codice identificativo e della banca dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili destinati alle locazioni brevi, è in attesa dei decreti attuativi.
Resta un tema caldo anche quello della classificazione alberghiera: da tempo si parla della necessità di innovare i criteri e rivedere la situazione, ma ancora tutto è rimasto lettera morta.
Infine, si apre la questione del Piano strategico del Turismo. Cavallo di battaglia di Franceschini durante la sua guida del Mibact, il programma voleva tracciare la linea di sviluppo del turismo in Italia fino al 2020. Che è dietro l’angolo. Ora resta da verificare se il Piano verrà ripreso, riaggiornato e reso finalmente operativo.
