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Cicloturismo, tutte le opportunità del mercato italiano

Un’occasione nuova o forse solo riscoperta per il mercato. Non solo per il turismo, ma per l’economia nazionale.  Il cicloturismo è, secondo molti, l’asso nella manica che l’Italia dovrebbe giocarsi, ma ancora stenta a farlo.

Basterebbe guardare i dati del business sulla centralità italiana nel settore della bicicletta: con una quota del 14 per cento, il Belpaese è il secondo esportatore europeo (Eurostat), dopo il Portogallo e prima dell’Olanda, e complessivamente il made in Italy della bicicletta vale 1,2 miliardi di euro (dati Confartigianato 2016), dato che sale a 3 miliardi se si considera anche l’indotto proveniente dal cicloturismo.

Uno dei progetti più attesi in ottica incoming è “Vento”, la dorsale cicloturistica che corre lungo il Po e che con i suoi 679 chilometri unisce Torino e Venezia.  Il Politecnico di Milano sta giocando questa partita che potrebbe attirare centinaia di migliaia di cicloturisti nel Nord Italia. “Vento potrebbe diventare il motore di una nuova occupazione per nuove economie diffuse, sostenibili e durature, perché può generare 2.000 nuovi posti di lavoro e un indotto di 100 milioni di euro all’anno”, dicono i responsabili dello studio urbanistico dell’ateneo di Milano.

Che ci credono, come pare ci stia credendo il Governo nazionale: Vento era stato inserito Legge di Stabilità 2016 ed è una delle quattro “ciclovie di priorità nazionale” per le quali il Governo italiano ha previsto un primo investimento di 91 milioni di euro, a cui si sono poi aggiunti ulteriori 84 milioni di euro per lo sviluppo del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, inserito nella Legge di Stabilità 2017.

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