Il coraggio di alzare la serranda. Si potrebbe riassumere così il settembre delle agenzie di viaggi italiane: dopo una stagione che è riuscita forse a salvare i passeggeri ma non è riuscita a fare lo stesso con i margini, ora gli adv fanno i conti con i bilanci. E da più parti iniziano ad arrivare gli allarmi.
Il problema non riguarda solo il settore del turismo. Ma, vista la stagione, il mondo dei viaggi è stato tra i primi a domandarsi, sul finire dell'estate, dove sia il 'punto critico': ovvero, il momento in cui conviene di più tenere chiuso che aprire i battenti a clienti poco propensi a spendere.
L'allarme su larga scala arriva da Confcommercio. In base a quanto riportato da Corriere.it, sono 150mila le attività commerciali a rischio chiusura da qui alla fine dell'anno. Il 'warning' dell'associazione di categoria riguarda in generale i negozi, ma la scorsa settimana ci aveva pensato il presidente di Assoviaggi Amalio Guerra ad avvertire: "Molte agenzie di viaggio si vendono costrette a ridurre i costi: qualcuna ha cominciato a non confermare il personale con contratti a termine, e da settembre si penserà anche a misure più drastiche". Quali siano queste ultime, non è difficile da indovinare.
Del resto, le cifre che circolano sui mezzi di informazione non lasciano spazio a dubbi: Fiavet parla di un 60 per cento di italiani che hanno scelto di non andare in vacanza nell'estate 2012. E anche chi è partito, avverte l'associazione di categoria, spesso ha optato per un weekend o un breve soggiorno. Le crociere si sono difese, ma, come ammettono gli stesso operatori del settore, i margini ne hanno risentito.
È da tempo che le aziende del settore avvertono: la torta è troppo piccola, non basta più per tutti. Già il settore del tour operating, del resto, negli ultimi anni ha dovuto affrontare una seria 'cura dimagrante'. Ora si apre la sfida per la distribuzione: resistere, aspettando che passi la tempesta.
