Ultimo aggiornamento alle 12:31
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Direttiva pacchetti,
Fiavet scrive all’Ue:
“Il Covid non può
ispirare la revisione”

“La pandemia non va presa come criterio ispiratore per la revisione della direttiva”. Fiavet alza i toni sulla revisione della Direttiva pacchetti e in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al ministro del Turismo Daniela Santanchè, ai capi delegazione Italia del Parlamento Europeo, agli europarlamentari italiani in Commissione Trasporti e turismo e all’Ectaa manifesta la propria preoccupazione riguardo a quella che definisce “una impostazione di base errata, che sarà difficile correggere in corsa, se non con il rischio di una forte contrapposizione tra le componenti dell’industria e dei consumatori”.

L’associazione sottolinea, infatti, il rischio di una normativa “iniqua e squilibrata, che rafforzerà solo sulla carta i diritti dei consumatori, in realtà rendendoli più precari e di difficile esercizio” e chiede all’Ue di non assumere quanto accaduto durante il Covid “come parametro per le regolamentazione delle ordinarie dinamiche giuridiche legate alla vendita di pacchetti”.

La questione voucher
Qualora ci fossero situazioni similari alla recente pandemia, il legislatore europeo potrebbe infatti valutare la previsione del rimborso tramite voucher assistiti da garanzie come quelle previste nella direttiva già esistente, ampliandone il raggio di azione. Secondo Fiavet “si potrebbero anche prevedere forme di cessione dei voucher al sistema bancario e creditizio, per coprire anche l’ipotesi di quei consumatori che non vogliano attendere la scadenza naturale del voucher e monetizzarlo prima”.

L’associazione chiede poi di “ fissare regole uguali per tutti i componenti della filiera. Attualmente infatti - precisa - in caso di recesso dal contratto da parte del consumatore per cause di forza maggiore (guerre, terremoti come si sono verificati ultimamente, ad esempio) il rimborso del prezzo è espressamente previsto a carico dell’organizzatore del pacchetto turistico, il quale deve poi rivalersi presso ogni singolo fornitore. Non essendoci una regolamentazione sui contratti di fornitura legati al pacchetto e né l’espressa previsione dell’obbligo del rimborso anche da parte dei fornitori, l’organizzatore del pacchetto turistico si trova in serie difficoltà a recuperare quanto investito per il consumatore”.

Altrettanto importante per l’associazione è infine “evitare nuove norme che consentano a soggetti diversi dalle agenzie di viaggi di creare il pacchetto. Se a qualunque fornitore fosse concesso di costruire un pacchetto turistico aggregando più servizi, oltre a creare una concorrenza sleale nella filiera, si priverebbe il consumatore del regime di tutela e responsabilità previsto attualmente nella vendita di pacchetti turistici da parte di professionisti deputati all’organizzazione del viaggio”.

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