Ultimo aggiornamento alle 08:35
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Voucher come rimborso:
la norma salva-mercato

A molti non sarà sfuggito: ma la vera norma per impedire che le agenzie di viaggi italiane dichiarassero bancarotta a catena, da Nord a Sud, è quella che consente all’organizzatore (limitatamente all’eccezionale situazione legata al coronavirus) di rimborsare il cliente anche tramite voucher.

Chi ha a che fare con i conti lo comprende immediatamente: nessuna agenzia sarebbe stata in grado di rimborsare l’ondata di cancellazioni con moneta sonante entro 14 giorni senza chiudere bottega. E, dunque, lasciare i clienti stessi senza rimborso.

Se il sistema distributivo fosse collassato, infatti, migliaia di clienti in tutta la Penisola si sarebbero trovati semplicemente in una enorme ‘lista’ di crediti esigibili presso attività i cui asset non sarebbero sicuramente stati sufficienti per risarcire tutti.

Perché l’organizzatore (agenzia o tour operator che sia) in questo momento è uno degli anelli più deboli di una catena che sta sopportando uno dei maggiori stress possibili. E “con il voucher abbiamo salvato anche la questione dei rimborsi dei vettori” spiega Federico Lucarelli, docente di diritto del turismo e consulente legale di Fiavet.

Una questione di tempistiche
Perché se da un lato è vero che l’organizzatore si può rifare nei confronti dei fornitori, è altrettanto vero che i tempi possono allungarsi enormemente rispetto ai 14 giorni richiesti dalla legge per il rimborso. Il sistema dei voucher consente alle agenzie di ‘respirare’ e dare il tempo agli organizzatori di ricevere a loro volta i rimborsi dai fornitori.

“Se non fosse stata inserita questa norma, dopo 14 giorni sarebbero iniziato a piovere i decreti ingiuntivi - sottolinea Lucarelli -. E a quel punto sarebbero saltati tutti. Avremmo avuto una vera ecatombe finanziaria”.

Restano, tuttavia, ancora alcuni nodi da risolvere. “Siamo in contatto con l’Enac per ottenere che anche le compagnie extra Ue offrano le medesime garanzie dei vettori europei. In pratica chiederemmo di fare riferimento alla nazionalità dell’acquirente e non a quella del fornitore. Inoltre stiamo lavorando anche sul fronte dei fornitori esteri di servizi alberghieri, cercando di ottenere anche in questo caso un congelamento tramite voucher”.

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