Ultimo aggiornamento alle 08:35
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Il Tax freedom day
arriverà un giorno dopo

È ormai stato battezzato ‘Tax freedom day’, il giorno della ‘liberazione’ dalle tasse. Ovvero, la data ideale in cui il contribuente smette di lavorare per pagare le imposte e inizia effettivamente a guadagnare. Una linea di demarcazione ideale, ovviamente, che però offre una fotografia della pressione fiscale su imprese e lavoratori italiani. Che, quest’anno, dovranno lavorare un giorno in più per lo Stato.

Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, nel 2019 il Tax freedom day arriverà infatti 24 ore dopo rispetto allo scorso anno e, nello specifico, il 21 giugno.

Gli elementi in gioco
Il calcolo, ovviamente, non tiene conto solo delle imposte sul reddito ma si basa su tutto quanto riguarda il Fisco: dall’Irpef fino all’Iva che si paga ogni volta che si effettua un acquisto.

Secondo quanto riportato dal Corriere, l’incidenza maggiore arriva proprio dall’Irpef: le retribuzioni, infatti, aumentano, ma aliquote e scaglioni rimangono invariati. Il che comporta necessariamente un aumento del prelievo fiscale. In aggiunta bisogna considerare che le aliquote Irpef sono invariate da oltre un decennio e più precisamente dal 2007.

In altri termini, avverte il quotidiano, senza una revisione dell’Irpef il Tax freedom day è destinato inesorabilmente a spostarsi in avanti.

Su base giornaliera il conteggio non è migliore: ogni giorno si lavora fino alle 12:45 per l’Erario, mentre solo dalle 12:46 si inizia a incassare realmente. Un ultimo dato: Iva e accise, due tributi che spesso vengono pagati senza neanche rendersene conto, dal momento che fanno parte del prezzo finale di acquisto senza ulteriori specifiche, assorbono 45 minuti di lavoro ogni giorno

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