Ultimo aggiornamento alle 11:44
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Google e le Ota
Questione di feeling

Non vogliamo entrare nel business delle Ota, semmai vogliamo portare a loro più clienti”. Richard Holden, vice president of product management di Google, coglie l’opportunità della Conferenza di Phocuswright a Los Angeles per ribadirlo ancora una volta: Google non intende diventare un’Ota.

La lenta marcia del gigante
Una negazione che, però, entra in confitto con la lenta, ma inesorabile invasione del colosso statunitense nel territorio delle online travel agencies. A dimostrarlo l’ultima funzionalità, annunciata dallo stesso Holden proprio dal palcoscenico dell’evento di Los Angeles: la possibilità di prenotazione alberghiera vocale sul suo prodotto Google Assistant, già a partire da fine mese.

“In termini di crescita complessiva - ha spiegato Holden - oggi il 50% del nostro traffico è mobile e, di questo, il 20% è vocale: un settore in rapida crescita”.
Se, oggi, Google Assistant è strettamente associato al dispositivo Google Home, come  spiega Travel Weekly, Holden ha ricordato ai presenti che l’assistente virtuale può essere abilitato su diversi tipi di device, inclusi gli smartphone.

La 'prenotazione facilitata'
“Allo stato attuale - ha poi aggiunto - ci stiamo concentrando principalmente su Book on Google, soprattutto perché pensiamo che possa aumentare il tasso di conversione per i nostri partner. Credo ci sia stata una certa confusione sul prodotto e sul suo nome. Potreste chiamarlo semplicemente ‘prenotazione facilitata’, ma in realtà il consumatore che utilizza Google per prenotare un hotel, un volo o un intermediario non lascia l’ecosistema di Google”.
Stefania Galvan

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