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Il mistero New York, la città più desiderata che trova poco spazio in agenzia di viaggi

A livello mondiale è un business potenziale enorme considerati i 63 milioni di viaggiatori che l’hanno visitata. E anche per l’Italia da sola potrebbe valere oro per tutta la filiera con gli oltre mezzo milione di connazionali che si sono recati lì in un solo anno per un viaggio, leisure o business.

Eppure la maggior parte di chi ha viaggiato a New York non è passata in agenzia di viaggi e ha optato per il classico fai da te. “È difficile vendere New York perché, con la miriade di notizie che la riguardano, è una città che tende a vendersi da sola”, commenta Marco Bernacchi, product manager di Glamour Tour Operator, che programma la Grande Mela da trent’anni.

Partita persa, dunque? “La strategia è stare al passo coi tempi, essere flessibili e innovativi: noi compriamo posti volo in vuoto per pieno in altissima stagione, infatti per Natale, Capodanno, Epifania e Giorno del Ringraziamento riusciamo sempre a venderla come destinazione secca”.

Secondo Giuseppe Gerevini, responsabile prodotto Usa Alidays, “sta al t.o. arricchire l’offerta inserendo esperienze che il cliente non può trovare da solo, come i tour a piedi tematici e molto specializzati”. L’importante è distinguere tra novità e servizi, garantendo entrambi. Il ruolo del tour operator, rimarca Anna Gobetto, product manager Usa e Canada di Hotelplan, “è fondamentale per dare garanzie all’adv e al cliente finale: facciamo leva sulla nostra competenza in materia legislativa e sulla conoscenza di come funziona tutto a destinazione”.

Di certo l’aumento di voli diretti dall’Italia, se da un lato garantisce una maggiore flessibilità, dall’altra aumenta la concorrenza del fai da te. Eppure, rimarca Sergio Agrò, product manager Usa di Best Tours, “esiste un pubblico non ancora disintermediato: c’è chi non è mai stato negli Stati Uniti o chi viaggia con la famiglia e poi la grande richiesta di combinati, soprattutto per i viaggi di nozze”.

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