Ultimo aggiornamento alle 08:54
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Le truffe via internet
non vanno in vacanza

di Francesco Zucco

Numeri alla mano, il fenomeno non è da sottovalutare. Secondo le cifre riportate ieri da lastampa.it sono 80mila le denunce arrivate solo lo scorso anno a causa di vacanze truffa acquistate online. Moltiplicando per il valore medio di una pratica (seppur a prezzi ‘da abbordaggio’ come è solito proporre chi è dedito ai raggiri online), si ottiene una cifra di tutto rispetto.

Soldi che, in definitiva, è come se fossero rubati alle agenzie di viaggi e al turismo regolare.

È vero, le prime vittime sono sicuramente gli aspiranti vacanzieri che, attratti da tariffe mirabolanti, restano con un palmo di naso, buttando via quanto risparmiato durante l’anno senza ottenere il viaggio desiderato.

Ma, subito dopo, vengono le agenzie di viaggi. Il giro d’affari calcolato poco prima, in teoria, era destinato alle loro tasche, ovvero a chi lavora regolarmente nella distribuzione turistica offrendo garanzie. Il potenziale cliente attratto dalle sirene dei megasconti ha lasciato nelle mani dei truffatori una somma che avrebbe dovuto affidare ai professionisti. E, mentre questi ultimi lottano per tenere la serranda aperta, coloro che vivono di inganni nell’ombra incassano cifre da record.

Tornando ai dati, altri due elementi saltano all’occhio: i periodi di maggior incidenza delle truffe (che si concentrano nell’altissima stagione) e le destinazioni più gettonate nei raggiri, ovvero quelle più costose. Si parla infatti del Trentino Alto Adige in inverno e di Toscana e Liguria in estate.

Insomma, il giochetto più ’sicuro’ (dal punto di vista del truffatore, ovviamente) sarebbe quello di proporre mete e periodi proibitivi a prezzi da discount. E, stando alle cifre, il meccanismo purtroppo sembra funzionare.

I consigli per evitare i raggiri non sarebbero nemmeno più da elencare. In primo luogo, bisognerebbe controllare le credenziali della controparte, partita Iva e licenza in testa. Ma, spesso, l’illusione di un risparmio troppo bello per essere vero gioca a sfavore dell’acquirente. E, purtroppo, anche di coloro che vivono di turismo.

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