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Le spiagge del Belpaese alla prova delle agenzie

Un prodotto tradizionale, che i player vogliono tuttavia rinnovare per soddisfare le mutate esigenze dei clienti

Il Mare Italia non tramonta mai, ma l’aumento del costo dell’energia lascia il segno. È una fotografia dai contorni chiari quella che emerge dall’inchiesta lanciata da TTG Magazine sull’andamento del Mare Italia. Un prodotto che ora più che mai è sotto i riflettori.

Negli scorsi due anni, a causa delle limitazioni agli spostamenti, le spiagge del Belpaese sono state una delle poche soluzioni praticabili per i vacanzieri. Gli arenili italiani sono stati un ‘rifugio sicuro’ in un momento in cui molti viaggi all’estero erano impossibili. Ma quest’anno lo scenario è completamente cambiato: le regole per viaggiare sono differenti, molti Paesi hanno aperto le frontiere e il ventaglio delle opzioni si è allargato.

Tuttavia, un nuovo protagonista è entrato in campo: l’aumento dei prezzi. Un elemento generato da diversi fattori, primo tra tutti il caro energia, che pesa non solo sui trasporti ma anche sui costi di gestione delle strutture e dunque sul cliente finale. A questo si aggiunge lo storico ‘gap’ delle tariffe del prodotto balneare italiano, poco competitivo rispetto ad altre zone del Mediterraneo.

Così, se secondo il calendario sono passati solo 12 mesi, dal punto di vista delle vacanze in terra italiana il 2021 e il 2022 sembrano appartenere a due decenni diversi.

Così la redazione di TTG Italia ha interpellato le agenzie di viaggi per tastar il polso del Mare Italia in agenzia in un anno particolarmente cruciale: l’estate 2022 sembra infatti essere quella del ritorno ai viaggi e, anche se i numeri sono ancora lontani da quelli pre-pandemia, la differenza con il 2021 è netta.

La prima notizia positiva è che in sostanza il Mare Italia è in grado di reggere ai colpi dell’aumento dei prezzi: a indicare una flessione nelle vendite è il 38,89% delle risposte, mentre il totale delle risposte di chi individua un aumento o una stabilità arriva al 61,11%. Nello specifico, a indicare una stabilità è il 33,43% delle risposte.

Dunque se una percentuale non indifferente segnala un calo è anche vero che la maggior parte dei rispondenti non registra una flessione rispetto allo scorso anno. Un segnale di come il prodotto abbia dimostrato la sua forza di fronte alle avversità.

Il nodo tariffe
Sotto i riflettori, in questo momento, ci sono soprattutto i listini. Le ultime bollette arrivate nelle case degli italiani sono la prova tangibile di quanto il caro energia stia picchiando duro sui bilanci. E gli incrementi non sono da meno per le strutture ricettive così come per i fornitori delle stesse. Insomma, come spesso accade il prezzo dell’energia finisce per ripercuotersi a cascata su gran parte dei beni di consumo, vacanza compresa.

E infatti senza alcuna indecisione è proprio il prezzo il freno principale per il prodotto Mare Italia. Ad affermare che per vendere le spiagge di casa nostra sia necessario innanzitutto vincere la resistenza di fronte alle tariffe è il 59,26% delle risposte. Per il 31,48% lo è solo in parte, mentre solo per il 9,26% l’aumento delle tariffe non frena le vendite su questa tipologia di vacanza.

Da sempre, del resto, il costo medio è uno dei talloni d’Achille per prodotto Italia in generale e per il mare in particolare. Sicuramente non è una novità né per i villeggianti né per gli addetti ai lavori. Ma, come si diceva, quest’anno le bollette hanno messo il carico da novanta su uno dei tasti più delicati.

Ma è effettivamente il prezzo lo scoglio principale? In realtà sembrerebbe di no, almeno stando al punto di vista delle agenzie di viaggi. C’è un nodo ben più critico, anche questo ormai ‘storico’.

Il ‘salto’
Chiedendo ai dettaglianti quale sia la difficoltà maggiore nella vendita del Mare Italia, i prezzi conquistano in realtà solo la seconda posizione, con il 31,48% delle risposte. La maggioranza relativa (che però sfiora quella assoluta), ovvero il 48,15%, afferma che il problema numero uno sia la vendita diretta.

Anche in questo caso il dato in sé non è una novità. Ma è significativo notare come l’endemico ‘aggiramento’ della distribuzione organizzata per andare direttamente al cliente finale non sia scalzato nemmeno dall’assodato aumento dei prezzi.

Le altre opzioni riguardanti le problematiche per la vendita si mantengono ben distanti: i trasporti (altro tasto dolente per alcune zone) conquistano l’11,11% delle risposte, mentre i servizi si fermano all’1,85%. Ma le risposte arrivate all’inchiesta hanno messo in luce anche altre opzioni: tra queste la situazione di incertezza generale. Forse un elemento che non va a colpire il Mare Italia nello specifico, ma sicuramente un fattore che fa tirare il freno (e la cinghia) al consumatore finale. E alcuni mettono anche in luce la mancanza dei cataloghi. Uno strumento di vendita fondamentale fino a qualche anno fa ma che ormai è stato progressivamente abbandonato a favore di soluzioni più ‘leggere’ (come i pdf o i siti web) ma forse non dello stesso impatto emozionale. E se nelle due precedenti annate il Mare Italia correva quasi da solo, a causa della chiusura dei confini, quest’anno le spiagge di casa nostra tornano a dover competere con il balneare a corto e medio raggio.

La concorrenza
Se da tempo la battaglia è serrata, è anche vero che nel 2022 quel clima di incertezza cui si accennava prima potrebbe conferire al Mare Italia una carta in più da giocare nei confronti dei competitor. Tuttavia, stando alle risposte delle agenzie di viaggi, questo non è accaduto: per ben il 50,11% gli altri Paesi stanno sottraendo quote di mercato, mentre per l’11,10% questo non sta avvenendo. Però per una percentuale non irrilevante (il 38,79%) questo sta succedendo solo in parte.

La battaglia del Mare Italia, insomma, è tutta da giocare. Come detto in apertura, il quadro che emerge dalle risposte delle agenzie di viaggi è decisamente chiaro, ma intuire gli sviluppi da qui all’altissima stagione è un altro paio di maniche. Anche perché gli addetti ai lavori sono concordi nell’affermare che quest’anno le prenotazioni saranno all’insegna del sottodata. In ogni caso, il Mare Italia dimostra di avera una posizione consolidata sul mercato. Le difficoltà ‘storiche’ permangono (prima su tutte la famosa vendita diretta), ma le il prodotto interno ha anche diverse carte da giocare.

La vera incognita resta quella dei prezzi, anche perché è legata a un elemento decisamente volatile, ovvero il costo dell’energia. L’impennata sembrerebbe aver ammorbidito la curva, stabilizzandosi comunque su livelli medio-alti. Ma per il prodotto estero fattori come il costo del carburante incidono più che per il prodotto Italia e questo potrebbe portare a oscillazioni di prezzo maggiori. Senza contare la famigerata fuel surcharghe, che incombe su tutto il settore. Come aveva raccontato TTG Magazine nelle scorse settimane, il network di agenzie conferma che l’adeguamento carburante spesso viene ricordato dalle agenzie già in fase di prenotazione. Arriverà sicuramente, il suo importo non potrà essere superiore al 10% del valore del pacchetto (pena il diritto, per il cliente, di poter rinunciare al viaggio senza penali e con l’intera restituzione dell’importo versato in precedenza), ma comunque potrà pesare non poco sul conto finale.

Un rapporto difficile
Un’attenzione particolare la merita anche quella che viene individuata come problematica principale del Mare Italia. Come detto, il giudizio delle agenzie è netto: lo scoglio più grande per questo prodotto è la vendita diretta.

Si tratta dunque di qualcosa che già da anni viene segnalato dalle agenzie di viaggi: le spiagge del Belpaese si potrebbero vendere molto bene, se non fosse per la disintermediazione. Qui non si tratta necessariamente di Ota e simili, o meglio non solo: la vicinanza tra cliente finale e struttura può essere colmata in diversi modi, anche senza il passaggio dal web. Così l’accorciamento della filiera è diventato ormai un problema endemico per quello che riguarda questo prodotto. Talmente radicato che nemmeno le bollette in impennata o la pandemia riescono a scalzarlo dal primo posto tra le criticità di una vacanza dalle potenzialità notevoli.

L’evoluzione del comparto
Il turismo organizzato sta nuovamene serrando le fila per presentarsi nella forma migliore all’estate che dovrebbe essere quella della vera ripartenza. Dopo due anni che definire deludenti sarebbe persino riduttivo, ora è arrivato il momento di ricominciare a prenotare viaggi.

Tuttavia, come emerso, il comparto si trova ad avere a che fare con i vecchi problemi, che si ripresentano magari con una nuova veste ma con il medesimo volto. La disintermediazione sul Mare Italia, i mercati esteri che reagiscono con maggiore prontezza, la competizione internazionale. Nonostante si parli di turismo interno, le vendite Italia su Italia riflettono in piccolo quelle che sono le problematiche del prodotto Italia, da tempo messe in luce, note a tutto il comparto ma mai affrontante seriamente.

La pandemia o le recenti vicende geopolitiche hanno sicuramente cambiato gli scenari in cui operano le agenzie. Ma le vecchie problematiche sono rimaste lì sotto la cenere, pronte ad essere ravvivate al primo soffio di vento di ripresa.

E la corsa alle prenotazioni a ridosso della partenza sarà un ulteriore elemento di incertezza in un momento in cui tutto il comparto, dai tour operator alle agenzie di viaggi, avrebbe bisogno soprattutto di certezze.

Francesco Zucco

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