Film come The Terminal o Prova a prendermi hanno avuto l’effetto di accendere i riflettori su una sorta di dietro le quinte degli aeroporti. Quel mondo seminascosto, all’apparenza invisibile, popolato da ‘strane creature’ costrette dai fatti della vita o da altre particolari esigenze a trasformare un luogo di transito in dimora più o meno temporanea.
Ogni tanto spunta qualche nuovo racconto in qualche parte del mondo, ma l’ultimo apparso ha dell’incredibile sia per la sua modalità e durata, sia per la quasi genialità del meccanismo architettato, talmente assurdo e fuori dagli schemi dagli schemi da potere sopravvivere a se stesso per 300 giorni. Consecutivi. Un particolare, quest’ultimo, non da poco.
Cina, aeroporto di Xi’an. Nel via vai caotico dello scalo un uomo si prepara a imbarcarsi su un volo China Eastern. Elegante anche se non appariscente, un po’ spaesato, oggi sta per viaggiare in prima classe. È il benvenuto nella sala vip della compagnia, dove è già pronto ogni bendiddio per il pranzo. L’appetito non gli manca e non si fa pregare. Anzi forse dà un po’ nell’occhio, in mezzo a signori e signore di alto livello e formali, e non lesina su cibo e bevande. Poi si alza. Una telefonata, forse un messaggio. Cambio di programma. L’aereo decolla, lui no. Cambio di programma. Con il biglietto di prima classe non è un problema. “Partenza spostata a domani, signore, arrivederci e grazie”.
L’indomani la scena si ripete. Uguale in ogni dettaglio fino all’arrivederci e grazie. E ancora domani. E poi domani. E poi domani. E poi domani.
Quando si sono accorti del trucco, 300 giorni dopo il geniale truffatore aveva appena disdetto la prenotazione e ottenuto il rimborso (parziale, forse si è un po’ lamentato) del biglietto.
Si trattasse di uno spettacolo teatrale, e non della pura realtà, a questo punto il pubblico applaudirebbe a scena aperta.